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LA PATRIA ED I SUOI EROI
Parte 3: LA VIA DELLA CORRUZIONE
Prigione di Seagate. Poco tempo fa.
“Non ho più i miei poteri, non ho più i miei poteri!”.
Questa litania, che dura ormai da svariate settimane, proviene da quello che è
ritenuto un prigioniero modello: non attacca briga con gli altri detenuti, se
ne sta in disparte, non si tira indietro di fronte ai lavori di fatica. Uniche
sue pecche l’ insolito colorito della sua pelle (se vogliamo definire questa
una pecca) ed appunto il fatto che ogni sera, puntualmente, attacchi con questa
sua tiritera. Ma tutto questo sta per finire.
“Salve, Jackson Day”.
L’ uomo si alza di scatto, trovandosi di fronte ad una persona che come lui ha
un insolito colorito della pelle. “Chi sei?”.
“Ah, non mi conosci. Poco male, imparerai presto a conoscermi: ti offro l’
opportunità di uscire da questo buco”.
“Non so cosa hai in mente, ma non ti sarei di alcuna utilità: ho perso i miei
poteri”.
Solo in quel momento Jackson Day nota una cosa: che le guardie passano davanti
alla sua cella per l’ ultima ronda, ma nessuno pare notare la presenza dello
straniero.
“Non hai perso affatto i tuoi poteri, Corruttore: ti è stato solo fatto credere
dai Vendicatori, anche se ammetto di non sapere come hanno fatto. E te ne darò
la prova. Ehi, tu” dice lo straniero rivolgendosi ad una guardia mentre i suoi
occhi si illuminano di una sinistra luce rossa “Apri questa cella”.
L’ uomo, senza replicare o protestare, si avvicina, estrae un mazzo di chiavi
ed apre la cella del Corruttore, che esce quasi credendo di stare vivendo un
sogno. Poi osserva lo sguardo del secondino: è perso nel vuoto.
“Usciamo” dice il suo liberatore, che provvede a far sì che la guardia apra
anche le altre porte senza che nessuno dei suoi compagni provi a bloccarlo o
noti minimamente questa stranezza.
Una volta all’ esterno, il misterioso straniero nota un passante che porta a
spasso il suo cane e si rivolge al Corruttore:”Ecco, prova ad usare i tuoi
poteri contro quella persona, vediamo se sono ancora inattivi”.
Un po’ esitante, Jackson Day si avvicina all’ uomo, i loro sguardi si
incrociano e lui dice:”Sbatti la testa contro quell’ albero”. Una sciocchezza,
ma è la prima cosa che gli è venuta in mente.
Eseguendo fedelmente l’ ordine impartito, l’ uomo abbandona il guinzaglio e
carica a testa bassa contro una vicina quercia. Dopo averla colpita, cade
esanime al suolo, sulla fronte una grossa macchia di sangue. Il suo cane gli è
subito vicino e lo lecca sul volto per fargli riprendere i sensi.
“Ma… ma allora è vero!” esclama il Corruttore “Non ho mai perso i miei
poteri!”.
“Proprio come ti avevo detto”.
“Allora devo andare subito dai Vendicatori, devo vendicarmi per…”.
Gli occhi del suo liberatore si illuminano nuovamente di una sinistra luce
rossa:”Niente inutili vendette. Seguimi, piuttosto”.
E così poco dopo il Corruttore si riunisce a Mentallo ed al Controllore,
piazzati poco più in là. Basil Sandhurst è stato un tempo una pedina di Thanos;
la mente di Mentallo è stata annullata da Xavier; il Controllore è stato
umiliato da Visione: tutti iniziano incredibilmente a rimpiangere quei momenti.
“Molto bene, costoro sono più che sufficienti” pensa Vincent Vaughn “Ma prima
di recarci in Canada, dobbiamo fare una piccola sosta in Vermont. Verso casa”.
Palazzo dei Vendicatori. Ora.
“Salve, Vagabond. Permettimi di presentarmi: sono Leonard Samson, psichiatra
al servizio dei Vendicatori”.
“Ho davvero bisogno di uno psichiatra?” domanda Priscilla Lyons.
“Questo devi essere tu a dirmelo: se desideri che non rimanga qui, io uscirò da
quella porta e non ci incontreremo più. Ti chiedo solo di pensarci bene”.
Vagabond rimane in silenzio, evitando di incrociare il suo sguardo con quello
di Doc Samson: perché lui non vi legga la sua vergogna. Infine annuisce:”La
mia… è una malattia?”.
“Non la metterei giù così bruscamente” replica lo psichiatra “Il sesso è una componente
della personalità umana, una cosa perfettamente naturale. Solo che, come
appunto alcune cose naturali, un livello eccessivo può rivelarsi alla fine
dannoso, a seconda della psiche coinvolta. Invece che provare gioia, ci si fa
solo del male e ci si sente sporchi dentro. Non sei la prima persona a
presentare questi sintomi, se ti può consolare”.
“E cosa devo fare?”.
“Innanzitutto non fare quello che, ne sono certo, stai pensando adesso:
chiuderti a riccio dentro te stessa. È l’ atteggiamento più sbagliato che tu
possa adottare. Devi stare a contatto con la gente. E, se non lo senti come un
peso od una imposizione, puoi fare sesso ogni volta che lo riterrai opportuno”.
“Credo che la mia mente debba ancora dare un preciso significato al termine
opportuno”.
“Allora parliamone insieme” dice Doc Samson “E vediamo di arrivare ad una
conclusione”.
Vagabond annuisce.
Un prestigioso hotel di Manhattan.
Gli occhi stanchi e segnati dall’ età di Roger Aubrey si ravvivano quando
John Watkins gli introduce il nuovo ospite.
“Bruce! Bruce Dickson” esclama l’ ex eroe della Seconda Guerra Mondiale “Non
avrei mai immaginato di rivederti”.
“Visto il numero di volte in cui hai tentato di farmi uscire di prigione,
Roger, non dovresti stupirtene”.
“Dunque questo significa che alla fine hai accettato la mia offerta: ti ricordi
cos’è il Battaglione V?”.
“Certo: un’ organizzazione composta da reduci della Seconda Guerra Mondiale e
dai loro discendenti che continua ancora oggi la battaglia iniziata più di
sessant’anni fa”.
“Esattamente e…”.
“Comunque non intendo farne parte”.
Lo sguardo di Aubrey si fa confuso. “E allora come mai sei qui?”.
“So che avete mezzi potenti e contatti molto influenti” spiega Thin Man “Potete
arrivare laddove nessuno è in grado. Ed io ho bisogno che tu scopra ogni
informazione possibile su Kalahia e sui suoi abitanti”.
“Te l’ avevo detto che il tuo popolo non poteva essersi estinto, Bruce, era
qualcosa di altamente improbabile”.
“Avrei voluto darti ascolto prima, Roger, credimi, ma ero ottenebrato dalla mia
autocommiserazione. Ora però basta perdere tempo, voglio sapere”.
Aubrey annuisce:”D’ accordo, amico mio. Metterò in moto tutti i canali
possibili: dove posso contattarti in caso di novità?”.
“Al Palazzo dei Vendicatori”.
“Ah! Ancora loro, nel bene o nel male ce li ritroviamo sempre davanti”.
“Conosci il nuovo Capitan America?”.
“Sì: ha anche per breve tempo collaborato con noi. Solo che adesso quegli eroi
gli hanno messo in testa delle strane idee e fa più che altro di testa sua.
Beh, spero non commetta delle avventatezze”.
“Oh, io lo conosco da poco, ma l’ ho trovato un ragazzo serio e con la testa a
posto. E mi ha dato delle nuove motivazioni… diversamente da te, Roger”.
“Saprò dartele quando e se ti unirai al Battaglione”.
“Già… quando e se” conclude Thin Man salutando il suo compagno ed uscendo dall’
hotel.
Millertown, Vermont.
“Mentallo, ho bisogno che mi individui il luogo esatto dove si trovano gli
estranei che stanno avvelenando questa città” ordina Vincent Vaughn.
“Conosco già la risposta” ribatte Marvin Flumm.
“Da quando?”.
“Quando mi hai fatto effettuare una sonda mentale completa sull’ intero
agglomerato”.
“E perché non me l’ hai detto prima?”.
“Tu… tu non me lo hai chiesto”. Poche volte Mentallo ha provato timore nei
confronti di alcune persone, Vincent Vaughn è una di quelle persone,
soprattutto quando quei suoi sinistri occhi si illuminano di rosso il terrore è
totale.
“D’ accordo, d’ accordo. Scusa il mio tono brusco. Dove si trovano allora?”.
“Si tratta di una branca distaccata delle Avanzate Idee Meccaniche” spiega
Marvin Flumm più rasserenato “Sono circa un chilometro fuori città…
sottoterra”.
“Sottoterra? Ah sì, la vecchia rete fognaria. Nessuno mette più piede lì da
anni. Sei riuscito a capire la natura dei loro esperimenti?”.
“Qualcosa che ha a che vedere con una nuova forma di agente cancerogeno. Un
agente che si diffonde per via aerea”.
“Certo, questo spiega l’ ondata di malattie in tutta Millertown. Quei bastardi
non sono riusciti ad impedire che si propagasse prima del tempo. Oppure… oppure
l’ intera popolazione di questa città è stata scelta come cavia. Speriamo non
sia già troppo tardi. Andrò lì e coi miei poteri di persuasione farò sì che si
uccidano a vicenda”.
“Sarebbe una mossa poco saggia” interviene il Controllore.
Vincent Vaughn si volta e lo fulmina con lo sguardo. “E perché mai?”.
Basil Sandhurst non rimane intimorito dall’ atteggiamento del suo liberatore e
risponde:”Puoi uccidere tutti gli uomini dell’ AIM, ma questo fermerà l’ ondata
di malattie? Non possiamo esserne certi, non è una cosa che scompare così, come
per magia. Anzi, senza nessuno a controllare l’ esperimento esso potrebbe
rivelarsi ancora più dannoso, i suoi effetti potrebbero espandersi”.
“Allora troverò qualcuno che interrompa l’ esperimento per me”.
”E sei sicuro che questa persona conoscerà la cura di questa malattia? Forse l’
AIM non ha previsto alcuna cura: anzi, ne sono praticamente certo. So come
vanno certe cose”.
“Io propongo di andarcene subito prima che anche noi rimaniamo infetti” propone
il Corruttore.
“Non andiamo da nessuna parte, invece” ribatte Vincent Vaughn “Hai ragione,
Controllore. Dobbiamo trovare un’ alternativa efficace”.
“Forse io l’ ho trovata” dice Mentallo.
“Un altro dei tuoi segreti, Flumm?”.
“No, no. È una scoperta che ho appena fatto: in città è arrivato un tizio di
nome Clinton McIntyre. Analizzando la sua mente, ho visto che è un eroe che si
fa chiamare Maggiore Libertà: ed è qui proprio in cerca di questa branca
deviata dell’ AIM. Aspetta… c’è qualcuno che lo sta seguendo, i suoi tracciati
mentali sono molto confusi e riesco a percepire solo un nome… Bucky”.
“Bucky?” si interroga Vincent Vaughn “Quanti tizi sono esistiti con questo
alias? Comunque loro saranno le mie perfette pedine”.
“E non sai ancora chi è stato un recente alleato di questo Maggiore Libertà”
afferma Mentallo.
Abitazione di Jeff Mace.
“Allora, com’è la torta della signora Kapplebaum?” chiede il ragazzo.
“Una delizia” risponde sua sorella Lizzie.
“Bene, spero ti abbia reso maggiormente disposta ad ascoltarmi”.
“Su cosa?”.
“Le ho notate, sai, Lizzie?” replica Cap “Quelle piccole occhiate di astio che
a volte mi lanci. E onestamente… non capisco da cosa siano dettate”.
Sua sorella non replica, si limita a fissarlo in quegli occhi blu e decisi, poi
dice:”Le hai notate?”. Jeff annuisce. “È per via di quello che sei” confessa
infine la ragazza “Guardati, sei tu Capitan America, non io”.
“Ho lottato duramente per diventarlo”.
“Ed io no? Forse mi sono impegnata più di te per questo ruolo, anzi, togli pure
il forse. Lo desideravo con tutta me stessa… ma io sono una donna e una donna
non può per qualche strano motivo portare avanti gli ideali degli Stati Uniti,
non può essere Capitan America. Credo di averti odiato per questo, anche se era
un odio guidato da nulla più che una invidia personale: ora ci sono passata
sopra, ma il risentimento rimane”.
“Ascolta, Lizzie, quando all’ inizio divenni Cap non passava giorno senza che
mi facessi quei consueti ed a volte un po’ ipocriti dilemmi mentali del
tipo:’Oh, sarò degno del manto che porto? Sarò meritevole della fiducia che
così tante persone hanno riposto in me?’. Sempre, continuamente, fino a
divenire una noiosa litania. Poi dentro di me, dopo aver affrontato i Figli del
Serpente, ULTIMATUM, i Cani da Guardia, Ultron, tutta questa gentucola… mi sono
detto basta! Basta con quel tipo di ipocrisia: io sono degno del manto di
Capitan America e ciò che pensavo prima erano tutte stupidaggini. L’ ho
dimostrato sul campo quanto valgo e questo nessuno può negarlo, nemmeno tu,
sorella mia. L’ ho dimostrato soprattutto perché ho fatto sì che agissi con la
mia testa, piuttosto che con la testa altrui”.
Cala un pesante silenzio nella stanza, fino a quando Lizzie Mace esclama:”Io…
io non immaginavo”.
“Nessuno può immaginare il peso che ti porti dietro quando decidi di essere
Capitan America e che spesso ti costringe a sacrificare la tua vita privata. Un
peso che ti auguro di non dover mai sopportare: ti stai comportando bene come
American Dream, continua su questa strada”.
“Pensi con la tua testa, eh?”.
“Sì”.
Lizzie afferra suo fratello ed inizia a spazzolargli il capo con le mani:”E
come fai, visto che la testa non ce l’ hai?” dice tra una risata e l’ altra.
Millertown.
“Mi beccherò una severa punizione per questo, lo so” pensa Trey Rollins.
Il ragazzo non sopportava più di rimanere immobile, a non fare niente: e così,
coi soldi faticosamente risparmiati per andare in discoteca il sabato prossimo
(e tanti saluti alle belle ragazze a cui avrebbe fatto la corte), aveva preso
un autobus che andava dritto in Vermont (stupefacente quante linee esistano
alla stazione di Port Authority). Da lì un altro bus lo ha portato ad una
cittadina ad un paio di chilometri da questo sobborgo che pare essere stato
dimenticato da Dio: poi è stato facile, è bastato volare tenendosi basso ed
usando come copertura degli alberi di un boschetto adiacente. Trey ha saltato
una lezione importante di matematica per venire qui ad inseguire i suoi
fantasmi ed è consapevole che il preside o chi per lui informerà i suoi genitori
e lui probabilmente non vedrà mai più la luce del sole… ma dentro di sé non
prova alcun rimorso per quanto ha fatto. C’è un assassino da consegnare alla
giustizia.
Gira in lungo e in largo per la città, un po’ dandosi dello stupido.
“Figuriamoci se Mick cammina in mezzo alle persone come se nulla…”.
A volte l’ inaspettato accade: Aegis ne ha la conferma quando, svoltando un
angolo, si ritrova di fronte alla persona oggetto della sua ricerca.
“T… Trey?” esclama Mick “Cosa ci fai qui?”. Contemporaneamente, le persone
attorno ai due ragazzi si allontanano, finché rimangono solo l’ eroe ed il
criminale. Quasi avessero presagito il momento fatale che sta per accadere e
volessero farsi da parte.
“Sono venuto per riportarti a casa” risponde Aegis “Hai un delitto di cui
rispondere”.
Il volto di Mick assume un aspetto truce e risoluto:”Non verrò con te da
nessuna parte: è stato uno sfortunato incidente”.
“Lasciamo che sia un giudice a pensarci”.
“NO!”. Con una manata, Mick si libera di Trey e corre verso un vicino casolare.
Senza farsi vedere, il giovane studente adotta la corazza di Aegis e si lancia
all’ inseguimento. Entra nella casa, composta unicamente da due stanze.
Deserta. Almeno ad un primo sguardo. L’ eroe la ispeziona attentamente e scopre
ad un tratto una botola che porta non in una cantina, ma in un condotto
sotterraneo che pare essere infinito. E di Mick nessuna traccia.
“Deve essere sceso qui” conclude Aegis “Si nasconde qui da qualche parte: ed io
lo troverò”.
Palazzo dei Vendicatori.
Gli eroi capitanati da Capitan America si ritrovano in sala riunioni.
“Anche se siamo insieme solo da pochi giorni” dice Jeff Mace “Qualche progresso
l’ abbiamo già compiuto: però dobbiamo lavorare soprattutto sull’
affiatamento…”. In quel momento si sente un suono insistente. “Ma cosa... Il
comunicatore che ho dato al Maggiore Libertà, non mi sarei mai aspettato che mi
avrebbe chiamato così presto”. ”Parla Capitan America”.
“Era ora che rispondessi!” tuona una voce imperiosa “Stavo per chiudere il
collegamento. Anche se mi costa dirlo, ho bisogno del tuo aiuto”.
“Maggiore Libertà? Sei davvero tu!”.
Nell’ udire questo nome, Lizzie drizza le orecchie.
“Proprio io. Sto affrontando una cellula dell’ AIM, ma sono troppi: visto che
mi hai offerto la tua collaborazione in passato…”. Poi la comunicazione si
interrompe bruscamente.
“Cap, come ha fatto a contattarti qui?” chiede American Dream.
“Gli ho dato io stesso un comunicatore, nel corso del nostro ultimo incontro:
non credevo davvero l’ avrebbe mai usato. Ma basta indugiare. Jocasta, sei
riuscita a scoprire da dove chiamava?”.
L’ immagine dell’ intelligenza artificiale compare sospesa a mezz’aria:”Da
Millertown, una cittadina del Vermont. Abbiamo le coordinate esatte, i
Vendicatori possono arrivare lì all’ istante”.
“Voglio che se ne occupi il mio gruppo” esclama Jeff Mace.
Jocasta rimane stupita nel sentire il tono deciso e risoluto dell’ eroe. “Sei
certo di questa tua scelta?”.
“Nessuno di questi eroi è uno sprovveduto: abbiamo un reduce della Seconda
Guerra Mondiale, una persona allenata dal mio predecessore ed una valorosa
eroina che ha fermato una invasione aliena e che ha già affrontato l’ AIM. Sì,
certo che sono sicuro, amica mia”.
”Molto bene, allora apro un portale per queste coordinate”.
“Un portale?” esclama incredula Vagabond.
“Esattamente” annuisce Capitan America “Col quinjet impiegheremmo troppo tempo
ed il Maggiore Libertà ha bisogno di un aiuto immediato”.
“Sarà doloroso?”.
“Non te ne accorgerai nemmeno”.
In quel momento una porta lucente, color bianco candido, compare davanti a
loro. Vagabond e Thin Man, ormai abituati a questi insoliti eventi, la
oltrepassano senza battere ciglio. Jeff Mace afferra poi la mano di sua sorella
e dolcemente la porta davanti alla soglia.
“Al mio tre?” chiede l’ eroe.
“Oh, piantala di fare la babysitter tu che sei il minore dei due!” ribatte
Lizzie.
E con un balzo i due si ritrovano in un altro luogo. Uno scenario di guerra.
Più in là.
“Quello che volevo, sì” pensa un soddisfatto Vincent Vaughn “Proprio quello che volevo”.
CONTINUA...
PROSSIMAMENTE
Chi è Vincent Vaughn?